You are my destiny - Il Salotto Bohémien

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    You are my destiny di Lucia Piera De Paola

    Tarantino, commissario siciliano ormai trentenne, è un toro incazzato. Il grugno duro, la luna storta e le parole mordaci. Due cose nella vita l'hanno formato, ma in modi sin troppo distanti: la sua città natale, erosa da gretti pettegolezzi e preconcetti antichi quanto le terre su cui sorge, e Thomash, che l'ha invece instradato sulla strada del piacere. Una passione che però entra in conflitto con ciò che dovrebbe essere pubblicamente il commissario.
    Un omicidio, un'indagine e un testimone da proteggere lo porteranno a rimettere in discussione le sue priorità, i compromessi e perfino ciò che che sta continuando a negarsi.

    Ringraziamenti vari: Endo per l'approvazione del progetto, Poci e Cucch per i titoli proposti e la collaborazione, Isi per le scan. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile. Un ringraziamento anche a chi deciderà di partecipare attivamente!

    Download in ITA: clik
    Salvate il file ed estraetelo utilizzando winrar o 7-zip.

    Il testo è particolarmente scorrevole e di facile lettura, a parte qualche termine più astruso piazzato qua e là. Detto questo, nelle prossime due settimane a partire da oggi, cominceremo con il soffermarci sui primi tre atti. (Pagina 31 per intenderci)

    La domanda iniziale che vorrei proporvi riguardo al testo è questa:
    Un luogo, precisamente quello dove siamo nati e cresciuti, popolato per quanto sia piccolo da persone a noi sconosciute, o che conosciamo di nome, di vista o per sentito dire sulle bocche degli altri, può veramente condizionare il nostro essere a tal punto da spingerci a reprimere un lato della nostra anima? Perché si è così facilmente condizionati/suggestionabili da chi è esterno ed estraneo alla nostra vita nell'esprimere il nostro orientamento sessuale o l'amore che coviamo?

    Edited by *.poci.* - 23/9/2014, 16:45
     
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  2. Cucchan
     
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    Mi piace, come inizio è davvero promettente, sarà un'ottima lettura.
    Anche se il mio voto era andato ad un altro dei testi proposti, "You are my destiny" si sta rivelando una piacevolissima sorpresa.
    Certo, a mio parere, l'unica critica che per ora ho da muovere, è l'abbastanza frequente uso di parolacce, ma ci si può tranquillamente passar sopra.
    Comunque sarà un piacere partecipare a questa discussione, è un testo che mi ha già abbastanza coinvolta, per questo sono felice di dare la mia opinione sui primi tre atti.

    Rispondendo alla tua domanda in particolare, trovo che, l'ambiente in cui cresciamo e veniamo educati, influenzi non poco il nostro modo di agire.
    Basta anche vedere come si comporta il protagonista della storia, Edoardo: arriva a rinnegarsi quasi completamente dopo le percosse del padre, ostentando un'eterosessualità che proprio non gli si addice al solo scopo di compiacerlo ed evitare che l'uomo sfoghi la sua violenza anche contro la madre.
    Addirittura, l'autrice, ci dice che il poliziotto ha provato anche ad intraprendere una relazione con una donna, rapporto che, come volevasi dimostrare, naufraga miseramente.
    Per quanto si è sicuri di noi stessi, il giudizio anche di gente estranea od il semplice pettegolezzo, suscita in noi un terrore sconsiderato (specialmente poi se si guarda anche il contesto geografico: parlo da mezza siciliana da parte di madre, quindi posso assicurare che lì, il concetto di onore e reputazione viene mantenuto al di sopra di ogni immaginazione, arrivando quasi a rasentare l'ossessione, se si considerano gli uomini siculi di vecchio stampo.).
    In generale, comunque, ripeto: sentirsi oggetto di "voci" ci fa sentire esposti e nel mirino, per questo si arriva a nascondersi, purtroppo, perchè è come se, ogni volta che ci si mostrasse, si ricevesse uno schiaffo.
    Potremmo anche vederla come una forma di protezione per le persone che ci vogliono bene: temendo di ferirle o fare di esse, a loro volta, bersagli di calunnie, si preferisce mantenere un basso profilo.
    Fatto sta che, seppur si riesce ad allontanarsi dal luogo che ci fa sentire così oppressi, la mia opinione è che ci si porti sempre dietro un certo retaggio... che dovremmo però imparare ad abbattere per essere finalmente felici.

    Non dovevi ringraziarmi, tesoro, ho fatto quello che potevo con molto molto molto piacere :3
     
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    Hasu
    ^^'' io avrei finito di leggerlo *fa cerchietti per terra* lo so sono un aspirapolvere.
    L'ho trovato davvero facile e scorrevole come lettura, su questo quoto appieno Lil, e devo dire che la storia mi ha preso parecchio seppur nella sua semplicità.

    Come ben saprete io faccio schifo nelle critiche e nelle recensioni, riuscendo a dire solo se mi è piaciuto oppure no. Bene, mi è piaciuto X°°D

    Passando invece alla domanda di Lil purtroppo devo dare ragione a Cuc.
    Non parlo solo di Edoardo ma di ogni persona a sé senza alcun problema alle spalle. Se si vive in un piccolo quartiere purtroppo si assiste ad un quotidiano smontamento della personalità altrui. Anche uscire con una semplice minigonna fa di te una sgualdrina (giuro sentito con queste orecchie). Essendo terrona Doc, nonostante io sia nata e cresciuta a Genova, ho assistito a vicende davvero assurde e paradossali. Bastava sedersi su un muretto a parlare con un maschio ed eri la puttana di turno che la dava a tutti.
    Ovvio che poi il resto lo fa il proprio carattere. Se si è coscienti di ciò che si fa e che si vuole, allora ci si forma una specie di scudo antisommossa e si manda a f..... tutti, purtroppo c'è chi invece resta vittima a vita di questa sorta di violenza psicologica da cui non ne verrà mai fuori.
    Torno a dire anche in questa occasione che a volte bisognerebbe imparare a dire "Non me ne frega un cazzo" ^___^

    Idem, ho fatto poco Lil, avrei voluto fare di più ^^
     
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    Hasu
    Dal mio punto di vista la scrittrice ha praticamente fatto ampio uso della cultura pulp e pop. Nel libro ci sono davvero moltissime citazioni, allusioni più o meno ricorrenti ad opere nostrane e ad alcuni format telesivi. Il parallelo più "semplice" è quello dell'ambiente poliziesco e "noir" (strizza più volte gli occhi ad autori come Hemingway o Kerouac semplificando le forme, oltre che a Camilleri), che pur non essendo innovativo, di certo è specchio di un personaggio molto umano e non di una figura eroica. Tarantino ci ricorda che il suo è un lavoro, parecchio scomodo, frutto di contraddizioni, di idealismi che sottostanno sempre più facilmente a giochi politici e finiscono con lo scomparire; lui stesso non è un uomo senza macchia, malgrado sia costretto a mostrarsi per ciò che non è. E nel farlo ingloba in sé stesso una rabbia cieca, quella di un toro, di un animale irrazionale, che se la prende oramai con tutti e non ha vera coscienza dei propri bisogni.
    Il linguaggio colorito e disinibito e il fraseggio spesso convulso o davvero semplice e lapidario mi paiono un po' l'espressione di questa sua asprezza gratuita verso un mondo che non l'ha né aiutato, né capito: è la natura vacua dei giorni nostri, intrisa di un'inaspettata dose di fango e marciume.

    Edoardo percepisce la sua doppia natura, dopo l'incontro con Thomash: compiacere silenziosamente i dettami della realtà ristretta, isolata, bagnata dal sole e da antiche convinzioni; e al tempo stesso sentire un urlo sempre più crescente dentro di sé, una voce che vorrebbe essere ascoltata, liberata, che ha il bisogno di disperdersi, di comunicare quanto ha da dire.
    E non sa più convivere in equilibrio con entrambe queste realtà: come potrebbe?
    L'ambiente ci caratterizza, ci dà input che spesso ci sconvolgono o ci "formano" in modi inconsci, che noi non sappiamo controllare o che passano inosservati, finché il problema non viene a galla. Per quanto ci vogliamo distaccare o tenere separati dal luogo in cui nasciamo/cresciamo, qualcosa di esso attecchisce in noi, ce lo portiamo dietro come un amico dispettoso. Ci sentiamo sotto pressione o nudi di fronte alle parole. Non ci capacitiamo dell'assurdità della loro violenza, della loro natura gratuita e sciocca, inopportunamente buttata fuori. A distanza di tempo, c'è sempre un che di incredibile nel circolo vizioso del chiacchiericcio, qualcosa di sconcertante, perché bene o male, nel gossip ci sguazziamo tutti, per una persona, per un oggetto o un evento, per una nostra passione. In prima persona devo dire che - forse paradossalmente, forse no - mi creano molta più difficoltà il giudizio superficiale o le frasi frivole di qualcuno che ho veramente vicino, perché pronunciate da persone che contano o che appunto hanno più possibilità di conoscere parti realmente profonde di me.

    Di nulla Cucch <3
     
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  5. †Sayuri†
     
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    Finalmente sono riuscita a cominciare “You are my destiny”
    Prima di tutto volevo ringraziare anche io del lavoro che avete fatto, non mi è mai capitato di partecipare ad un’iniziativa del genere all’interno di un forum.
    Ora passiamo al libro. Complessivamente è stata una lettura scorrevole, il linguaggio ha pochi fronzoli e poche sfumature ma si addice al tipo di storia narrata e al personaggio di Tarantino. Non ha un’impronta originalissima; concordo con Lilien riguardo ai diffusi richiami verso atmosfere poliziesche, forse un po’ scontate. Ma in questo caso non ho trovato la poca originalità una pecca eccessivamente evidente. Probabilmente andando avanti con la lettura, questo libro diventerà qualcosa di più. Devo dire che il protagonista non mi dispiace, lo sento molto umano; questa è probabilmente la qualità più grande di “You are my destiny”.

    Per quanto riguarda la domanda, a dire il vero non ho molto da aggiungere rispetto a quanto sia già stato detto. I luoghi, la famiglia, gli ambienti e le tradizioni influenzano pesantemente la nostra esistenza. È un dato di fatto oggettivo. Conosciamo una persona solamente di vista, magari non ricordiamo nemmeno il suo nome; ma se essa fa parte del nostro microcosmo (della nostra città ad esempio) in qualche modo interagisce con la nostra vita. Il pettegolezzo è come una droga. Non è raro scovare persone solo vagamente conosciute, sparlare di noi alle nostre spalle per puro piacere. La paura di Tarantino è dunque questa. Una paura più che plausibile, essendo un personaggio molto umano e non idealizzato. Anche allontanandoci dal nostro luogo d’origine se questo tipo di paura è plasmato in noi, sarà molto difficile liberarsene e potrebbe diventare una condizione esistenziale. Nel caso dell’omosessualità poi, la società non aiuta di certo, dato che ci sono ancora troppe persone che posseggono una mentalità antiquata al riguardo... insomma la risposta alla domanda è un sì sonoro. Ma questo non esclude il fatto che sia possibile abbattere le questo tipo di barriere, anzi... arriva il momento in cui è necessario farlo!
     
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    Hasu
    La promessa principale, e che ancora non ho letto nulla di quello che avete scritto, quindi vogliate perdonarmi se scrivo cosa già dette.
    Allora.. , non avendo mai fatto une recensione non posso fare altre che esprime quello che mi ha suscitato o meno.
    La lettura è sicuramente molto scorrevole, infatti in poche ore me lo sono letto tutto( spero che sia tutto.. credo...) . La storia, non è dispiaciuta affatto, anche se in alcuni punti era si denotava il suo stile "giallo-poliziesco" comune con molto libri del suo genere. Ho amato il fatto che la storia d'amore non fosse spiattellata o troppo ingombrarti,lasciando il modo di far fluire in modo consono la storia. Mi a fatto piacere anche il breve exploit della vita dei personaggi.
    Di grammatica e lessico non ci capisco nulla, quindi, quella voce la lascio esprimere a chi è esperto in tale campo, di certo non io.



    Per quanto riguarda la domanda... Posso dire che pur troppo siamo condizionati sia dall'ambiente che ci circonda. Sembra strano da dire, ma molte volte, il fatto solo di cercare di andare fuori dagli schemi che fin d piccoli hanno "inculcato" può risultare difficile, facendogli credere che quello che stiamo facendo sia completamente errato, o che è una cosa inconcepibile.
    Ovviamente tutto questo è sempre ben arricchito dalla credenza comuni, o dall'ambiente che ci circonda.
    Essere capici di riconoscere il nostro essere, e accettarlo è molto difficile, visto che prima di tutto, la parte più difficile è ammettere di essere noi stessi, e quindi uscire dagli schemi comuni, cercando di essere quelli che veramente siamo, e che non quello che vogliono che noi siamo.
    Nella maggior volte di casi, come si è potuto leggere nel libro, sono proprio i parenti o persone più care, che fanno desistere da uscire dagli "schemi" e ammettere quello che siamo ,per paura di quello che può succedere.
    La paura di perdere dei ponti , i legami, o famigliari, ci rendi succubi e incapaci di reagire, facendo reprimere in primis quello che siamo in realtà, e quello che proviamo.

    Chiedo perdono per le ripetizioni che ce ne saranno di sicuro una marea...
     
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  7. Lily De Larosa
     
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    E' in Pdf? Ditemi di sì ç_ç
     
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    Lily è un file compresso di soli .jpg. Puoi vederlo senza problemi con qualsiasi applicazione per l'anteprima/raccolta di immagini in windows o altri sistemi operativi. :)
     
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    Visto che la maggior parte di voi l'hanno già letto tutto, vedrò di fare domande meno generiche in futuro. :P
    Che ve n'è parso della figura di Tarantino? Siete riuscite ad immedesimarvi in lui? Se sì/no, per quale motivo?

    Il tratto in comune, nel mio caso, è il ruggito interiore di quest'uomo. Ha una grande voglia di urlare, di fare, di buttare fuori tutto quello che prova e spesso non ha la possibilità, né sente che è nella sua natura essere un libro aperto. La sua è solo una corazza che riesce a mantenerlo "salvo" dalla vita esterna, dalla bambagia di gente che vorrebbe dargli contro, dalle sue stesse paure. Credo, più che altro, che non abbia ritenuto di aver incontrato in precedenza persone che volessero ascoltare tutto quello che avesse da dire, anche a livello figurato. E questo l'ha reso scostante, talvolta arrabbiato e incapace di affrontare i problemi personali, se non utilizzando persino contro di essi un'ironia feroce.

    D'altro canto, vorrei invece farvi riflettere sulla canzone che l'autrice cita, usandola come titolo della sua opera.
    Si tratta di una hit di Paul Anka (da noi più conosciuto per Stand by Me o [Please stay by me] Diana), di cui ho messo il testo tradotto sotto lo spoiler.

    Sei il mio destino
    tu condividi il mio sognare
    sei la mia felicità
    ecco cosa sei.

    Le mie dolci carezze sono per te
    tu condividi la mia solitudine
    sei il mio sogno realizzato
    ecco cosa sei.

    Solo il paradiso
    può portarmi via il tuo amore
    perché sarei pazzo
    a lasciarti, cara
    e non sarò mai pazzo.

    Sei il mio destino
    tu condividi il mio sognare
    sei più della vita per me
    ecco cosa sei.

    Sei il mio destino
    tu condividi il mio sognare
    sei la mia felicità
    ecco cosa sei.

    Cosa ne pensate? Credete che rispecchi nel profondo l'intero libro? E per Tarantino esiste realmente il concetto di "destino"?
     
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    Che ve n'è parso della figura di Tarantino? Siete riuscite ad immedesimarvi in lui? Se sì/no, per quale motivo?

    Devo dire di si, mi è riuscito abbastanza facile immedesimarmi in lui attraverso ciò che prova e che pensa, mi sono ritrovata molto simile in lui nella ricerca di qualcosa che possa durare per sempre, che da buona cinica (per me) non esiste. Però la speranza è sempre l'ultima a morire e in questo caso l'arrivo di un "angelo" nella sua vita, lo ha costretto a rivedere le sue posizioni e a trovare il coraggio dentro di se di uscire a rompere la costrizione in cui è cresciuto... è in questo mi ci sono rivista parecchio.

    CITAZIONE
    Cosa ne pensate? Credete che rispecchi nel profondo l'intero libro? E per Tarantino esiste realmente il concetto di "destino"?

    No so dirti se la canzone rispecchi o meno l'intero libro, però sono sicura che interpreti alla perfezione il desiderio di Tarantino, che, se da una parte aveva perso le speranze di poter vivere la vita che desiderava, alla fine il destino, karma, fato o coincidenza che sia lo porta a sognare di nuovo.
    Spero che ciò che ho detto sia capibile XP
     
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    A me ha colpito molto la parte in cui la canzone dice semplicemente "sei il mio sogno realizzato", perché si sofferma sulla forza di quello che è il concretizzarsi di qualcosa che si crede impossibile o sfumato, come l'occasione perduta di sperimentare un amore vero. Tra l'altro la scelta delle parole non è costruita a caso, perché utilizzando termini come "sorte" e "destino" l'autrice ci dà l'idea che questi due siano "annodati assieme" (che poi è il significato etimologico del titolo). Insomma è un po' come se Tarantino, pur avendo gli occhi aperti con cinica esperienza, sappia alla fine trovare il modo di vedere qualcosa di bello (il suo angelo) che lo riempie di fantasie che aveva reputato irraggiungibili per lui.
     
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    il link non va più qualcuno potrebbe ricaricare il file gentilmente! >.<
     
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    provo a ricaricarlo ^_^
     
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    fammi sapere se funziona Jenny ^^

    ps: ho notato che non ti sei presentata >.< perchè non lo fai? Fa sempre piacere conoscere qualcuno che condivida i nostri stessi interessi *_^

    pps: consiglio vivamente di acquistare il libro qual'ora fosse piaciuto u.u sosteniamo l'autrice u.u così magari si decide a scrivere il terzo libro della serie <.<'''

    Edited by *Isi_Chan* - 23/9/2014, 02:59
     
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    sì è vero hai ragione. corro immediatamente! ^_^
    cmq ora il link va.
    ps: dove posso trovare questo libro più il seguito Scarlatto?? lo sto cercando da un bel po' in realtà, per questo mi sono imbattuta in questa discussione.
     
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17 replies since 15/5/2012, 14:07   367 views
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